TESTIMONIANZA SU NUCCIA TOLOMEO
di Franco Megna
Reverendo Padre,
domenica scorsa, sono arrivato nella chiesa di rione Piano Casa con l'idea di "ricordare"
Nuccia Tolomeo e, con Lei, ricordare uno dei periodi più intensi e più belli della mia vita.
Sono uscito dalla Chiesa con il cuore in tumulto e gli occhi gonfi di lacrime. Sono certo:
Nuccia mi ha voluto vicino, ha parlato alla mia mente e al mio cuore, mi ha guardato negli
occhi e mi fatto dono, ancora una volta, della sua profonda e preziosa amicizia.
Ho conosciuto Nuccia nel 1976.
Con un gruppo di giovani amici dei rioni Sala e Samà mi sono trovato nella sua casa (non
ricordo le circostanze) per decidere di mettere in scena, con la regia di don Ciccio Chiefari, la
Passione e Morte di Gesù Cristo. Giorni bellissimi!!!
Mi piaceva molto "recitare" a Lei le parti dei mio copione; mi piaceva ascoltare i suoi
commenti; vedere la sua emozione e la luce del suo volto. Da quell'esaltante esperienza è
nata l'idea di costituire il Gruppo Folcloristico "Dei Due Mari - Città di Catanzaro". Nuccia ha
abbracciato questa esperienza con un entusiasmo incredibile... Casa sua era, un po', il nostro "laboratorio"...
Per anni, quasi giornalmente, ci incontravamo.
Erano incontri di grande amicizia, di profondo affetto, di "comunione", oserei dire!
Nuccia era, a tutti gli effetti, una "preziosa" componente del Gruppo. Mi ripeteva spesso:
Franco, che bel dono ci ha dato Gesù'... Cantare le bellezze e le speranze della nostra terra è
come innalzare una preghiera a Nostro Signore!".
Ho ricordato queste parole di Nuccia, molti anni dopo, nella chiesa cattedrale di
Massa Carrara, città che ospitava la rassegna folclorica "Italia e Regioni". In una Chiesa
gremita di giovani provenienti da tutte le regioni italiane, il celebrante della Messa, don Luigi
Bonacoscia, nella Sua Omelia diceva che i Gruppi, con la loro presenza a Massa, avevano
innalzato una bellissima preghiera a Gesù ed avevano portato un pezzo di Paradiso nella sua
città. Infatti - concludeva don Luigi, ricordando uno scritto di Sant'Agostino - anche "in Cielo
si suona, si canta, si danza".
Anni indimenticabili quelli trascorsi con Nuccia, la "nostra grande quercia" (come
amavo definirla)! Le dirò, Padre, anche una preziosa "studiosa" di tradizioni popolari (”sono
solo ricordi di racconti fattimi dai miei genitori": si schermiva).
Mi rendeva, poi, particolarmente felice vederla ridere ricordando, con Lei, alcuni aneddoti
che vedevano protagonisti don Ciccio e il nipotino Gabriele. Quanti ricordi!
Ero, per esempio, da Nuccia quella mattina dell'anno 1978 quando la TV dava la
notizia del rapimento dell'on. Aldo Moro e dell'uccisione degli uomini della sua scorta. Il Suo
volto era terreo. Con don Ciccio commentavo ad alta voce l'accaduto, manifestando tutta la
mia rabbia. "Don Ciccio, è come se fossimo in guerra! Ci vorrebbe la pena di morte!". Nuccia
ci guardava, perplessa. Prima di andare via, mi ha detto: "Franco, fermati un istante! Vorrei
che mi accompagnassi nella preghiera!". Ho aperto quel libricino che aveva sempre accanto e
lo misi nelle Sue mani. Poi, mi ha chiesto di pregare, insieme a Lei, per Moro, gli uomini
della scorta, i loro famigliari ed, anche, per i brigatisti rapitori. Non comprendevo. Ho
pensato: "perché Nuccia mette sullo stesso piano vittime e carnefici?". Lei, immediatamente,
ha capito il mio imbarazzo e, fissandomi, ha aggiunto: "Ricordati, Franco, Dio è Misericordia"!
Spesso, confidavo a Nuccia le "piccole miserie" che, in quegli anni giovanili, a me
apparivano problemi insormontabili: incomprensioni e litigi all'interno e all'esterno della
nostra associazione, speranze deluse, desideri di abbandono. Lei mi ripeteva sempre la stessa
frase: "Franco, offri ogni cosa al Signore! In Lui troverai tutte le risposte!".
Con gli anni, questo grande insegnamento di Nuccia non mi bastava più. Avrei voluto
che Nuccia prendesse posizione, fosse schierata con le "mie" ragioni. Avevo una benda agli
occhi per accorgermi che le sue parole erano un ennesimo atto d'amore nei miei confronti.
Con l'uscita dal gruppo della cugina Silvana, di Cristina e Gabriele, le mie visite a
Nuccia si sono fatte sempre più rare. Eppure Lei continuava a telefonarmi e a chiedere,
sempre, dei ragazzi del Gruppo, della sua attività, dei nostri viaggi. Poi, allontanatomi da
Catanzaro Sala, non ho più frequentato casa Chiefari. Ho avvertito l'esigenza di sentire
Nuccia poco prima del mio matrimonio ed ha avuto per me e mia moglie Patrizia parole dolcissime.
Anni dopo, ho avuto il piacere di rivederLa per comunicare a Lei e alla sua famiglia
che il Gruppo aveva deciso di intitolare al compianto don Ciccio la sua sala - prove. Anche in
quella occasione - come un tempo - mi ha accolto con tanto affetto e con il solito sorriso. Ci
siamo, entrambi, ritrovati emozionati come bambini. Ha voluto sapere tutto di me, di Patrizia,
dei miei figli e del "nostro" gruppo. Eppure, mi ha dato l'impressione di essere a conoscenza
di ogni cosa! In quel nostro incontro, non un solo rimprovero per averla abbandonata, non una
sola frase di rimpianto; solo gioia, tanta gioia nel rivedermi, nel parlare, ancora, dei ragazzi
del "suo" Gruppo... e poi,nel salutarmi, quella frase, semplice e bellissima, che mi ha
emozionato oltre ogni dire: "Dio, Vi benedica, sempre!".
Nel corso degli anni, ho pensato tante volte a Nuccia, alle sue parole, alla sua
testimonianza di Fede e di Amore.
Con il gruppo, nel 1989, mi trovavo in Polonia e sono andato a visitare il campo di
sterminio di Auschwitz. In quel luogo, basta poco per iniziare a provare malessere. Avevo,
allora, l'impressione che noi del gruppo fossimo gli scampati, i sopravvissuti. Giravo le
baracche, guardavo quei miserabili pagliericci per sonni tormentati, per notti senza speranza;
pensavo alle malattie non curate, al freddo, agli odori.
Quanto orrore! Esso era tutto nei volti allucinati di quelle fotografie di prigionieri tutti
rasati a zero, con le date del loro breve soggiorno nell'inferno. Le foto di quei volti disperati
facevano crescere, in me, la rabbia e la compassione.
All'improvviso, mi è sembrato di riconoscere, in quei volti, il volto di Nuccia... ed
allora ho ricordato le sue parole "Franco, ricordati! Dio è Misericordia!"
Ero all'estero quando, nel gennaio 1997, ebbi la notizia della morte di Nuccia
Tolomeo. La "quercia" era caduta, ma le sue radici, profondissime, erano rimaste in tanti cuori.
Signore Gesù, aiutaci a dare agli altri un po' di quell'amore che noi, da Nuccia,
abbiamo ricevuto in dono. In fede
Catanzaro 22 aprile 2007 - Franco Megna